L’intervento di cataratta prevede la rimozione del cristallino opacizzato, degenerato a seguito dell’avanzare degli anni, e la sua sostituzione con uno artificiale. Le lenti intraoculari si differenziano tra loro soprattutto per il design ottico. A tal proposito esistono due grandi gruppi di lenti cosiddette Premium, caratterizzate da proprietà ottiche superiori e per questo in grado di garantire una visione nitida a diverse distanze senza bisogno di occhiali. Il primo gruppo è costituito dalle lenti multifocali, il secondo dalle lenti a profondità di fuoco estesa – più comunemente note come lenti EDOF. In cosa si differenziano? Eccolo spiegato qui di seguito.
1. Capacità di garantire una visione nitida a diverse distanze
Le lenti multifocali sono provviste di più zone ottiche, garanzia di una buona qualità visiva da vicino, a distanza intermedia e da lontano. È risaputo che questo tipo di lenti può provocare sensazioni di abbagliamento, specialmente nelle ore notturne, ma di solito si tratta di disturbi passeggeri che vanno a scemare man mano che ci si abitua al nuovo modo di percepire le immagini (un processo tecnicamente noto come “neuroadattamento”). Sapendo in prima persona come l’hanno vissuta conoscenti e familiari cui ho impiantato una lente intraoculare – inclusi mio padre, mia sorella e mio cognato – so bene come la vista cambi nel corso delle settimane dopo l’operazione, e so anche che il senso di abbagliamento scompare nell’arco di alcuni mesi. L’altro gruppo di lenti Premium, le lenti EDOF, non provoca problemi di abbagliamento. È vero però che sono meno efficaci nel garantire una visione nitida da vicino in mancanza di occhiali, mentre è ottima la qualità visiva che offrono da lontano e a distanza intermedia. Le lenti EDOF si caratterizzano per la maggiore fluidità della transizione tra le diverse distanze focali, ma quanto a visione da vicino non sono particolarmente efficaci. Nel complesso consentono comunque grande libertà dagli occhiali, in genere necessari, e oltretutto con gradazione minima, solo in caso di lettura prolungata di testi con caratteri di piccole dimensioni.
2. Lenti EDOF: maggiore sensibilità al contrasto in caso di luce ridotta
Ecco spiegato perché in condizioni di scarsa luminosità le lenti EDOF offrono una qualità visiva migliore rispetto alle lenti multifocali. Ciò è dovuto al fatto che il sistema ottico delle lenti multifocali convoglia i raggi luminosi a diverse distanze focali, e in qualsiasi momento solo una parte ricade nel punto focale con visione nitida.
3. Lenti multifocali: minore dipendenza dagli occhiali per vicino
Con le lenti multifocali si ha un’ottima qualità visiva a tutte le distanze e non c’è bisogno degli occhiali, nemmeno per leggere i caratteri più piccoli. Optando per le lenti EDOF si avrà invece una buona qualità visiva da lontano e a distanza intermedia, ma per leggere testi di dimensioni ridotte o per sessioni prolungate di lettura potrebbero essere necessari degli occhiali a gradazione minima. Personalmente faccio ampio uso delle lenti EDOF quando ho a che fare con pazienti in età matura, che amano guidare e a cui non pesa dover usare degli occhiali a gradazione leggera (+1,0 o +1,50) se devono leggere a lungo. Non a caso ho optato per questo tipo di lenti anche quando ho operato di cataratta mia mamma.
4. Varietà del processo di neuroadattamento
La riorganizzazione della percezione visiva necessaria per abituarsi alle lenti multifocali può richiedere molto tempo: il centro visivo del cervello si abitua infatti per gradi a focalizzarsi ed elaborare l’immagine che viene a formarsi per mezzo degli impulsi provenienti da un determinato punto focale della lente. In tal senso, abituarsi alle lenti EDOF è più semplice perché il loro design ottico prevede, anziché aree di messa a fuoco multiple con specifiche distanze focali, un singolo punto focale allungato in grado di garantire una transizione fluida.
5. EDOF o multifocali: criteri di valutazione dell’idoneità
Le lenti multifocali si prestano di più per chi desidera totale libertà dagli occhiali e, pur di averla, è disposto ad accettare qualche compromesso in termini di qualità visiva. Il requisito per poter utilizzare questo tipo di lenti è avere un occhio sano, privo di alterazioni patologiche a carico del fondo oculare o della cornea. Le lenti EDOF hanno molte meno restrizioni, e infatti sono idonee anche in caso di malattie oculari associate. A me piace consigliarle ai pazienti in età matura, che hanno meno esigenze in fatto di qualità visiva e non si fanno problemi a leggere qualcosa anche con gli occhiali: in genere fanno più fatica ad adattarsi ai cambiamenti, per cui per loro l’intervento di cataratta con impianto di lente EDOF rappresenta una soluzione più gestibile.
Insomma, sia le lenti EDOF che le multifocali hanno ciascuna punti di forza e punti deboli. Quale sia la scelta giusta per il singolo paziente dipende da esigenze e aspettative rispetto alla qualità visiva post intervento. La mia opinione è che per dirsi soddisfatti dell’esito dell’intervento sia importante avere aspettative realistiche. Io, di mio, preferisco promettere qualcosa in meno che non in più. A maggior ragione in caso di pazienti ipermetropi (difetto visivo con valore di segno positivo), in sede di consulto ci tengo sempre a ribadire che dopo l’operazione avranno sì una buona qualità visiva da lontano, ma non certo pari a quella che avevano da giovani, quando da lontano vedevano benissimo per effetto dell’ipermetropia. Al contrario, in caso di pazienti miopi (difetto visivo con valore di segno negativo) rimarco sempre che devono mettere in conto una variazione della qualità visiva da vicino: dopo l’operazione con impianto di lente multifocale avranno di certo una visione molto buona, ma non paragonabile a quella cui erano abituati.
Comprendere i limiti qui esposti e nutrire aspettative realistiche rispetto all’intervento crea i presupposti ideali sia per me che per il paziente in vista dell’intervento, che a posteriori ci faranno dire soddisfatti dell’acuità visiva ritrovata.