In studio ricevo quasi settimanalmente genitori di bambini di 6-7 anni che si lamentano di un calo della vista da vicino dei loro piccoli, con annesso mal di testa, lettere che “ballano”, rapido affaticamento durante la lettura o eccessivo avvicinamento agli schermi dei vari dispositivi. A inizio visita eseguo un esame elementare, il cosiddetto “cover test”, coprendo prima un occhio e poi l’altro, e a volte già così noto subito che l’occhio non coperto “piega in dentro”: proprio questo rapido movimento verso l’interno funge da primo segnale che dietro all’immagine annebbiata percepita dal piccolo paziente si cela un’ipermetropia misconosciuta.
L’ipermetropia è un difetto visivo che si manifesta quando l’immagine viene messa a fuoco posteriormente alla retina, motivo per cui nel bambino che vuole vedere in modo nitido il libro o il quaderno di scuola interviene in misura importante il processo detto di “accomodazione” (termine che denota la regolazione dinamica della messa a fuoco, in questo caso da vicino). L’accomodazione è intimamente connessa alla convergenza, che è la capacità del sistema visivo di orientare entrambi gli occhi su un unico punto di fissazione. Di conseguenza, può capitare che gli occhi sottoposti a un forte riflesso di convergenza (associato allo sforzo accomodativo) presentino giocoforza un’eccessiva deviazione verso l’interno, e allora si ha la comparsa della cosiddetta esotropia accomodativa – più comunemente nota come strabismo.
Ipermetropie superiori a +2,00 diottrie si rilevano nell’8% circa dei bambini di 6 anni. Lo strabismo colpisce tra il 2 e il 4% dei bambini in età prescolare, manifestandosi nella maggior parte dei casi nella forma dell’esotropia accomodativa di cui sopra. Per chi ha +5,00 diottrie di ipermetropia il rischio di esordio dello strabismo è circa quadruplo rispetto ai soggetti che non presentano difetti visivi.
Non molto tempo fa si è presentato in studio da me un bimbo accompagnato dalla mamma, che dopo una lieve forma virale del piccolo ha notato in lui un improvviso strabismo. L’esame in cicloplegia (eseguito a pupille dilatate grazie a un collirio che neutralizza la capacità accomodativa del singolo occhio) mi ha consentito di misurare un’ipermetropia di +3,50 diottrie all’occhio destro e di +5,50 diottrie all’occhio sinistro; c’era anche un inizio di ambliopia (occhio pigro), più spiccata a sinistra. Ho prescritto al bimbo un paio di occhiali correttivi, raccomandando ai genitori di tenergli l’occhio pigro bendato o comunque coperto per 15-30 minuti al giorno quando sono in casa. Passati tre mesi, alla visita di controllo la vista era già migliorata e lo strabismo appena percettibile, ora che il bimbo portava gli occhiali – ai quali oltretutto si era abituato, era tutto contento di portarli.
Ho voluto condividere questa storia per far capire con che risultati siamo in grado di ripristinare l’acuità visiva ed eliminare lo strabismo prescrivendo semplicemente un paio di occhiali – a patto che l’ipermetropia infantile sia diagnosticata tempestivamente. Con l’esordio dell’ambliopia è sempre necessario bendare l’occhio dominante, in modo da stimolare lo sviluppo della funzionalità visiva anche in quello pigro. In un secondo momento, se ce ne sarà bisogno, si aggiungeranno anche esercizi appositi per la coordinazione visiva. La correzione chirurgica dello strabismo è un’eventualità presa in considerazione in rarissimi casi, solo quando la posizione degli occhi non cambia pur portando gli occhiali.
Per evitare che nelle prime fasi di sviluppo della vista passi inosservato un eventuale deficit di acuità visiva, si consiglia di fare un primo controllo oculistico già intorno a 1 anno di vita del bambino, da ripetere poi obbligatoriamente tra i 3 e i 5 anni. Detto ciò, la cosa più importante per lo sviluppo di occhi in salute è trascorrere abbastanza tempo esposti alla luce naturale e limitare il tempo passato a leggere, per non parlare degli schermi dei dispositivi. È comprovato che tutte le contromisure qui indicate influiscono positivamente sullo sviluppo della funzionalità visiva di un bambino.
Spesso e volentieri i bambini non sanno comunicare a parole i loro problemi di vista, perché il loro cervello non fa altro che silenziare l’offuscamento dell’immagine percepita. Se noti una posizione anomala degli occhi, scarsa concentrazione durante la lettura o mal di testa ricorrenti, allora non perdere tempo! Intervenendo tempestivamente possiamo fare in modo che i più piccoli tornino a vedere un mondo a colori e dai contorni netti.